La neve pervade l’animo umano con un effetto calmante: mentre osserviamo una nevicata, inevitabilmente e in modo assolutamente inconsapevole, ci rendiamo conto di essere invasi da uno stato di grazia e serenità. Come mai?

I fiocchi di neve calati dal cielo che si posano delicatamente sul suolo stimolano le emozioni umane ed ispirano il senso di meraviglia innato in ognuno di noi. Non solo: questo fenomeno innesca un processo cognitivo che rievoca emozioni e ricordi dell’infanzia, facendoci sentire felici, mentre i substrati più profondi di noi stessi estraggono dal passato l’innocenza dell’incanto che si vive da bambini.

La neve è inoltre associata al gioco e all’aspetto più ludico della vita. Ci riconcilia con la natura e spesso trasmette la quasi genetica impressione di appartenere ad un ecosistema, mentre siamo stupiti dalla bellezza del candore di un paesaggio imbiancato; questo anche grazie alla sua proprietà fisica di attutire e assorbire i suoni.

A livello più comportamentista e sociale, le nevicate hanno il potere di condizionare i nostri programmi e le nostre scelte: il loro arrivo implica cambiamenti nella nostra routine quotidiana, dai disagi causati ai trasporti e alla mobilità, fino alla necessità, in alcuni casi, di dover ripulire il proprio vialetto di casa. Il trascorrere del tempo assume sembianze estetiche: la neve, dal candore bianco iniziale, si sporca, si scioglie e sparisce.

Queste piccole alterazioni delle giornate ci portano a riflessioni diverse su come funziona il mondo e rinfrescano il nostro modo di vedere e pensare alle cose.

Possiamo dunque attribuire alla neve un potere terapeutico?

Non scientificamente, ma da un punto di vista empirico è difficile pronunciarsi sul contrario. E se il termine “terapia” risulta esagerato per quei piccoli cristalli bianchi, non lo è invece per la montagna, il luogo dove nevica più spesso: molteplici studi ed esperti medici parlano di montagna-terapia. Già nella letteratura italiana del quattordicesimo secolo (pensiamo a Petrarca) una scalata in vetta veniva raccontata con un significato di natura simbolica, associato all’attraversamento di un processo catartico, verso la purezza. Non a caso, molti pellegrinaggi o sentieri spirituali sono proprio situati sui versanti delle montagne.

Oggi diversi medici suggeriscono alle persone di ricorrere ad un’evasione alpina per superare alcune difficoltà quali stress o inquinamento e per stimolare la produzione di energia nel corpo, nonché la rigenerazione psichica.

E allora, mentre gli impianti sciistici rimangono chiusi, approfittiamo del silenzio delle montagne innevate per riequilibrarci e star bene, magari con un trekking invernale, una ciaspolata, lo sci di fondo o lo sci alpinismo: guardiamo le cose da un’altra prospettiva, come da bambini dietro alla finestra, quando ci svegliavamo per ammirare i fiocchi di neve.

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