Le limonaie del Garda, tra storia, architettura e antichi saperi
Il Lago di Garda, specie lungo la sua riva occidentale da Limone a Salò, offre mirabili esempi di strutture architettoniche introvabili altrove, testimonianze tangibili di un’epoca e di una civiltà uniche: le Limonaie del Garda.
Sorte grazie al lavoro paziente e ingegnoso di marinai diventati “giardinieri”, le limonaie e i loro terrazzamenti hanno scolpito il paesaggio dell’Alto Garda affermandosi come piccoli “miracoli» in cui per diversi secoli crebbero gli agrumi, provenienti inizialmente dalla Sicilia e poi divenuti habitué della costiera amalfitana e del Sud Italia, prima di approdare ai piedi delle rocce del Benaco.
L’acqua di un ruscello, una valletta riparata, il declivio di un poggio e la vicinanza al lago erano prerogative importanti nella costruzione di una limonaia chiamata in dialetto, sardì. Spesso strutturata su più ripiani (còle), collegati da scale in pietra, poteva avere dimensioni assai varie.
Una massiccia muraglia la chiudeva da tre parti, garantendone l’esposizione verso est-sud est; in posizione centrale, o ad una delle estremità, si trovava il casello (casèl), che fungeva da deposito dei materiali di copertura.
Il tetto, spiovente all’indietro, s’appoggiava sui pilastri, legati tra loro, o con la muraglia, da grossi puntoni di castagno, detti sparadossi (sparadòs); perpendicolarmente a quelli, in cinque-sei linee tra loro parallele, erano fissati con chiodi altri travi più sottili, i cantéri (cantér).
Le tavole di mezzo, erano costituite da due assi sovrapposte, inchiodate, una più stretta dell’altra in modo da formare una controbattuta.
Le vetrate, erano formate da un telaio e da traversine in legno di abete che facevano da supporto ai vetri.
Le portiere erano semplici tavole accostate in piano e unite con chiodi su tre assicelle trasversali; provviste di cardini per aprirsi e chiudersi. Con i primi freddi, le serre dovevano essere ben chiuse, per evitare che i limoni soffrissero il gelo.
Proprio colpito dall’abilità dei carpentieri nella copertura delle limonaie, “uomini che passavano agevolmente dall’una all’altra cima dei pilastri con quel gran vuoti sotto i piedi”, anche Lawrence dedicò ampio spazio ai giardini di limoni nella sua produzione. La stessa visita all’interno delle limonaie lo colpì fortemente:
“le piante sembrano disperdersi nell’oscurità… siamo tutti come dei prigionieri, alberi, pilastri, uomini e la terra nera… Mi capita spesso di vedere lo spuntare del sole. Il lago è una massa scura e lattiginosa; dietro, i monti sono di un blu profondo, poi in un punto preciso della linea frastagliata delle cime, si accende un fuoco dorato”.
Oggi la valorizzazione del territorio è uno degli aspetti più significativi dell’esperienza di vacanza firmata Lefay che valorizza la cultura, la storia e le tradizioni locali consigliando ai propri Ospiti una serie di attività che partono proprio dalla scoperta della costa del lago e dei suoi splendidi e caratteristici monumenti.