GRUAL, NUOVA STELLA MICHELIN

Torniamo allo scorso cinque novembre, quando Matteo Maenza attende di varcare la soglia del Teatro Pavarotti Freni di Modena. All’ingresso dedicato agli chef, i talenti dei migliori ristoranti d’Italia sono in fila che fremono. Dall’altro lato dell’edificio, la stampa si prepara a scrivere di uno dei riconoscimenti più attesi del mondo.
La Stella Michelin viene assegnata ai ristoranti che offrono una cucina d’eccellenza. La Guida tiene in considerazione cinque criteri: la qualità degli ingredienti, l’armonia dei sapori, la padronanza delle tecniche, la personalità dello chef espressa nella sua cucina e la coerenza nel tempo e dell’intero menù.
Seduto in platea, l’Executive Chef del gruppo Lefay attende di sapere se il Ristorante Grual sarà incluso nel firmamento delle stelle culinarie. La certezza giunge all’udire il suo nome chiamato sul palco, dopo infiniti minuti di attesa a trattenere il fiato.
«Da mesi, qualcosa in me faceva presagire la ricezione della stella. Eppure, non ci si azzarda a dirlo, è sconveniente pensino pensarlo. La aspetti all’infinito e, nel suo mistero, sorprende e lascia senza parole», afferma lo chef neo-stellato. «La Stella Michelin per me è il traguardo di una vita. Un successo che appartiene all’intera brigata, che s’impegna per offrire agli Ospiti un percorso unico nel suo genere, volto a stupire ogni senso.»
L’invito alla cerimonia è arrivato in un tiepido mercoledì di ottobre. «Ero in palestra e non volevo crederci», ci racconta Matteo, che del benessere ha fatto anche una scelta di vita personale. «Questo lavoro è nutrito da una generosa dose di passione, da dedicare ogni giorno ad ogni piatto, ancor più in un contesto come quello di Lefay, dove ogni minimo dettaglio è pensato per un’esperienza eccellente».
Ispirato a un bosco incantato, il Ristorante Grual prende il nome dalla montagna che fa da sfondo al Resort e valorizza gli ingredienti del Trentino-Alto Adige, provenienti da fornitori biologici e sostenibili. Il suo menù è “altimetrico”: ogni piatto è realizzato con ingredienti che celebrano la montagna, in un metaforico cammino che dal Fondovalle, sale fino all’Alta Montagna, passando per l’Alpeggio.
«Tra i piatti, uno dei più storici è sicuramente la “Patata di Montagna”, incluso fin dai primi menù. Si serve con pesto della regina e ketchup di rosa canina. Un elemento semplice della terra, che può regalare emozioni, soprattutto quando sapientemente unito a una ricerca di aromi e ingredienti sempre vegetali, che offrono un racconto sensoriale della natura alpestre», spiega lo chef.